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Gian Paolo Cavagna e la peste

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San Carlo Borromeo

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San Carlo Borromeo tra San Rocco e San Pantaleone (Gian Paolo Cavagna, 1550?-1627)

Gian Paolo Cavagna nacque intorno al 1550 a Bergamo dove morì nel 1627. Si formò alla scuola pittorica di Cristoforo Baschenis il Vecchio, risentendo dell'influenza veneta di famosi pittori quali Tintoretto e il Veronese. Intimamente legato alla sua terra di origine, Cavagna rappresentò spesso particolari paesaggistici dei paesi in cui viveva e divenne famoso anche per la sua attività di ritrattista. Tra gli esempi il ritratto di Sofonisba e di Don Ferrante degli Ambiveri a Bergamo ed altri ritratti a Brescia e Cremona che spesso firmava come Io, Cavaneus Bergomensis.

Molti suoi lavori di argomento religioso sono oggi presenti in numerose chiese di Bergamo e provincia, e tra questi alcune tele in cui compare la figura di San Rocco, uno dei santi taumaturghi più noti e più misteriosi.

San Rocco, ritratto sempre con accanto un cagnolino che gli porta del pane, presenta su una gamba una piaga dovuta alla peste bubbonica ed è vestito da pellegrino. Per la sua capacità di guarire gli appestati, San Rocco è considerato il santo da invocare contro le epidemie e le pestilenze.

Nel quadro San Rocco e i disciplini, dipinto nel 1591, e attualmente ospitato dalla chiesa di san Rocco a Bergamo, la statua del santo sembra prendere vita e mostra la piaga sulla coscia ai presenti, alcuni "disciplini" appartenenti ad una confraternita. L'opera faceva parte di uno stendardo utilizzato durante le processioni in onore del santo.

In un'altra opera, San Carlo Borromeo tra San Rocco e San Pantaleone, ospitata nella chiesa della Madonna del Castello ad Almenno San Salvatore, sempre in provincia di Bergamo, San Carlo è posto più in alto rispetto agli altri due santi e anche qui San Rocco mostra la sua piaga sulla gamba e si appoggia ad un bastone da pellegrini.

Una terribile pestilenza colpì il territorio milanese negli anni 1576-1577, mentre era vescovo di Milano, San Carlo Borromeo. Questa epidemia prese così il nome di Peste di San Carlo e venne descritta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi con queste parole: "Fu chiamata...la peste di San Carlo. Può essa far primeggiare la memoria d'un uomo, perché a quest'uomo ha ispirato sentimenti e azioni più memorabili ancora de'mali".


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