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La guerra sulla pelle
Pubblicata il 29/1/2018
La prima guerra mondiale fu caratterizzata dall'uso di armi chimiche terribili come l'iprite, detto anche gas mostarda per il tipico odore di aglio e senape. L'iprite, nome comune del diclorodietilsolfuro, S(CH2CH2Cl)2, prende il nome dalla città di Ypres in Belgio dove venne usato per la prima volta nel 1917. È un liquido oleoso, senza colore, e quando usato come "arma chimica" è particolarmente persistente e i suoi vapori possono passare nella pelle attraverso i vestiti formando vesciche, e provocando disturbi a livello del sistema circolatorio e respiratorio. La sua azione è lenta e i sintomi si manifestano anche ore dopo il contatto ma terribili sono le conseguenze soprattutto perchè non sempre vengono prese le adeguate contromisure in tempi brevi.
Circa l'80% dell'iprite evapora ma il restante 20% viene assorbito dalla pelle e a questo punto non può più essere rimosso, anzi in circa 10 minuti si lega alla cute soprattutto nello strato corneo. I danni riguardano le cellule dello strato basale, quelle che si rigenerano dopo il danno. Ha anche una azione mutagenica e citotossica che influenza quasi tutti gli organi interni.
A livello della pelle viene osservata atrofia epidermica, cheratosi, iperpigmentazione, ispessimento della membrana basale, fibrosi etc determinando eritema e formazione di vesciche sulla cute. L'infiammazione successiva danneggia altri componenti della pelle quali ghiandole sebacee e del sudore e melanociti. In genere la maggior parte delle vittime presenta danni non mortali ma debilitanti con morbidità a lungo termine. Inoltre non sono disponibili molte efficaci opzioni terapeutiche.
L'iprite è stata nuovamente usata durante la guerra Iraq-Iran (1980-1988): le truppe irachene hanno usato oltre 100 tonnellate di gas mostarda contro i soldati dell'Iran. Gli effetti immediati e a lungo termine sono stati molti e terribili ma nello stesso tempo hanno offerto l'opportunità di uno studio approfondito delle conseguenze di queste armi chimiche nel lungo periodo. In Iran oltre 12 centri di ricerca sono impegnati a scoprire come l'esposizione all'iprite porti ad una tale alterazione molecolare che, decenni dopo, può portare malattie e morte.
Uno dei fattori che complica gli studi è che spesso insieme all'iprite sono stati usati altri gas letali come gli agenti nervini, per cui in alcuni casi è difficile individuare la causa precisa di alcuni sintomi.
In particolare gli scienziati hanno individuato la popolazione di una città che durante la guerra venne colpita da 4 bombe contenenti ognuna 250 Kg di gas mostarda: più di 8000 dei 12000 abitanti furono esposti al gas. Entro i primi giorni morirono soprattutto bambini ed anziani, 1500 mostrarono sintomi da moderati a gravi e circa 100 sono morti da allora per insufficienza respiratoria. Ora vengono seguiti nel tempo 850 uomini colpiti dal gas di età compresa tra 30 e 70 anni confrontandoli con 150 abitanti di una città vicina mai colpita da bombe chimiche.
I sopravvissuti ai bombardamenti chimici hanno soprattutto danni agli occhi e alla pelle e alcuni hanno sviluppato un particolare tipo di tumore cutaneo, il linfoma a cellule T proprio nei siti delle ustioni da iprite. In generale però sono più comuni lesioni benigne della pelle, zone prive di ghiandole sudoripare o incapaci di produrre sebo e di conseguenza una pelle secca con forte prurito e suscettibile alle infezioni.
Uno studio pubblicato nel 2016 ha analizzato l'associazione tra le prime manifestazioni (quelle al momento dell'esposizione) e quelle negli anni successivi a carico di occhi, pelle e apparato respiratorio. 149 veterani con gravi danni agli occhi erano valutati per complicazioni cutanee acute e croniche. Quasi tutti i veterani (95,62%) che avevano avuto subito lesioni cutanee presentavano danni anche dopo decenni, mentre sette su dodici pazienti che non avevano mostrato danni alla pelle sviluppavano nel tempo lesioni cutanee. Coloro che avevano avuto comparsa di vesciche ed eritema all'inizio presentavano con più probabilità complicazioni successivamente come prurito, bruciore, cambiamenti di pigmentazione (iperpigmentazione), secchezza o angiomi a ciliegia. Le parti del corpo più colpite risultavano i genitali, le aree flessorie più umide e quelle sotto indumenti stretti (1,2).
A cura della Redazione scientifica.
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Pubblicata il 29/1/2018
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