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Ivermectina: miracolo o miraggio?
Pubblicata il 20/1/2017
L'ivermectina è davvero considerato un farmaco miracoloso, derivato del gruppo di composti dell'avermectina, sostanza individuata alla fine degli anni '70 del secolo scorso da due scienziati, Satoshi Omura e William C. Campbell che per la loro scoperta hanno addirittura ottenuto il premio Nobel per la Medicina nel 2015. L'ivermectina è nota per la sua capacità di trattare malattie infettive da parassiti che appartengono a una serie di malattie "dimenticate", le cosiddette "neglected diseases" (1).
Per la WHO l'ivermectina è un farmaco essenziale, molto efficace per trattare cecità e filariosi linfatica da oncocerchiasi in aree endemiche. Il farmaco agisce sulle microfilarie, forme larvali di Onchocerca volvulus, parassita che vive sotto la cute delle persone infette, paralizzandole o uccidendole evitando così la risposta infiammatoria che si ha quando esse muoiono in maniera naturale. Il trattamento allevia il prurito e blocca la progressione verso la cecità.
Ivermectina deve essere assunto una volta all'anno per un lungo periodo, da 16 a 18 anni in modo da eliminare oncocerchiasi nelle zone dove la malattia è presente endemicamente, soprattutto zone fluviali dove è presente uno dei principali vettori, un moscerino ematofago del genere Simulium (vedi foto).
Dal 1980 circa il farmaco è fornito in maniera gratuita attraverso il Mectizan Donation Program.
Ma questo farmaco e' utile per trattare altre malattie "trascurate", pur non inserite nell'elenco della "neglected diseases", come la strongiloidosi, malattia che colpisce più di 30 milioni di persone l'anno e che si trasmette semplicemente camminando a piedi nudi su un terreno infestato dalle larve di Strongyloides stercoralis. E per molte altre malattie come la scabbia, la pediculosi o malattie da virus come zika, febbre gialla, dengue o malaria. Insomma un farmaco potenzialmente efficace per malattie diffuse in zone povere e molto affollate e che potrebbe essere utilizzato anche da noi, visto l'alto numero di migranti che negli ultimi anni raggiunge le nostre coste.
Eppure questo farmaco "miracoloso", anche per il suo basso costo e per la sua sicurezza, in Europa e in Italia non è ancora approvato, se non per uso veterinario e per uso umano, solo da poco, come crema per il trattamento della rosacea.
Al contrario in USA, la FDA ha approvato l'ivermectina come agente antielmintico per somministrazione orale anche negli uomini. Non è approvato per la scabbia ma viene comunque consigliato nei casi più resistenti (vedi qui).
Per il resto il farmaco non è comunque disponibile per tutte le persone persone che in tutto il mondo potrebbero usarlo, sia per la mancanza di punti di cura diagnostici che la sua scarsa disponibilità, tranne che per le iniziative condotte dalla WHO. Per favorire la distribuzione in tutti i paesi, a partire dall'Italia, in particolar modo per curare strongiloidosi e altre malattie infettive quali la scabbia, è stata da poco creata una rete internazionale denominata StrongNET. Nel 2015 numerosi scienziati si sono riuniti a Basilea (Svizzera) per il 9th European Congress on Tropical Medicine and International Health (ECTMIH) e, partendo da una piattaforma già esistente, la Strongyloides Sharing Platform, hanno deciso di costituire la rete internazionale StrongNet per condividere le singole ricerche sulla strongiloidosi. Un modo per unire le forze e dare una voce unica alla ricerca mondiale.
Tra gli argomenti trattati uno dei più importanti è stato proprio l'accesso globale all'ivermectina, un farmaco che esiste da tempo ma che, per motivi diversi, spesso non può essere usato nelle zone dove più sarebbe necessario (2).
Ricordiamo che la Strongyloides Sharing Platform è stata creata con il sostegno del WHO Collaborating Centre on Strongyloidiasis in Negrar (Verona, Italy).
A cura della Redazione scientifica.
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Pubblicata il 20/1/2017
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