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Chip cutanei morbidi
Pubblicata il 28/4/2014
Molte condizioni mediche richiedono continui controlli ed interventi fisiologici per i quali sono necessarie modalità di accesso non invasive quali interfacce cutanee di tipo elettrico/ottico/fluidico. Dispositivi simili alla pelle, detti anche sistemi elettronici "epidermici" presentano caratteristiche fisiche paragonabili a quelle della pelle stessa permettendo una facile e accettabile integrazione.
Attualmente i dispositivi utilizzabili sono in formati rigidi e piani, e difficilmente si adattano alla superficie cutanea, che è invece morbida, curvilinea e dinamica.
Un articolo pubblicato da poco sulla rivista Science descrive alcuni approcci sperimentali e teorici per costruire dispositivi in grado di trasportare circuiti integrati, hardware a radio frequenza, strutture microelettromeccaniche, sensori fisico/chimici e fonti di energia e nello stesso tempo adattarsi alle caratteristiche della pelle. I componenti di questi micro-chip sarebbero assemblati in sospensioni microfluidiche racchiuse da sottili rivestimenti elastomerici, facili da mettere sulla pelle.
I ricercatori dell'Università dell'Illinois hanno sviluppato un cerotto che si può attaccare alla pelle come un tatuaggio temporaneo ed incorpora una struttura microfluidica con reti di connessione, avvolte all'interno come origami, in grado di collegare componenti elettroniche interne. Il cerotto è in grado di legarsi alla pelle adattandosi alla supeficie cutanea senza risentire delle componenti elettroniche rigide.
I cerotti, completi di dispositivi elettronici integrati, potrebbero essere usati per il continuo rilevamento rilevamento di parametri fisiologici utili per la salute che sarebbero poi inviati, in modo automatico, a cellulari o computer, evitando l'uso di dispositivi più invasivi o ingombranti (1,2,3).
A cura della Redazione scientifica.
Gulliver e la pediculosi
Pubblicata il 28/4/2014
Durante i suoi avventurosi viaggi, narrati da Jonathan Swift nel famoso romanzo, Gulliver approda a Brobdingnag, una regione abitata da giganti, dodici volte più grandi di lui. E qui, mentre osserva il paesaggio che lo circonda ed i suoi strani abitanti, è attratto dalla vista di pidocchi che saltano sui vestiti dei giganti. Gli animaletti, anche loro di dimensioni considerevoli, sono visibili ad occhio nudo.
Sono i primi che Gulliver vede nella sua vita... "questo era niente in confronto alla vista schifosa dei pidocchi che se la spasseggiavano tra i cenci di quei pezzenti: ne vedevo a occhio nudo i vari membri meglio che non si vedano da noi con la lente convessa, e potei osservare che avevano il muso quasi porcino. Avrei desiderato di conservarne uno, ma non avevo gli strumenti necessari per prepararlo, avendoli lasciati disgraziatamente sulla nave. E poi il loro aspetto mi rivoltava tanto lo stomaco, che forse non avrei mai trovato il coraggio di compiere questa operazione."(1).
I pidocchi che Jonathan Swift descrive nella storia di Gulliver sono pidocchi del corpo (Pediculus humanus corporis), diversi dai pidocchi del capo (Pediculus humanus capitis), anche se ai tempi del romanzo (1703) questa distinzione non era ancora stata fatta.
Nel 1761 fu Linneo a riconoscere due sottospecie di Pediculus humanus, dando loro un nome specifico nel 1778. Tra i due tipi è solo il Pediculus humanus corporis a trasmettere il tifo ed altre malattie infettive. È probabile che lo scrittore abbia tratto la sua descrizione da un testo molto famoso ai suoi tempi, Micrographia: or, Some physiological descriptions of minute bodies made by magnifying glasses di Robert Hooke, un libro pubblicato nel 1664 che raccoglie le osservazioni al microscopio di molte cose, tra cui anche un pidocchio.
In effetti nelle lontane isole del Pacifico e dell'Oceano Indiano che Gulliver visita nei suoi viaggi i pidocchi saranno introdotti dopo l'arrivo degli europei, ma Brobdingnag, una località di fantasia, è descritta da Gulliver come una penisola che si estende dal Nord America, dove i pidocchi del corpo esistono da tempo. Come testimonia l'identificazione molecolare di pidocchi umani del capo e del corpo in alcune mummie pre-colombiane, quindi prima della colonizzazione europea (1-3).
A cura della Redazione scientifica.