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MAGIChe linee guida
Pubblicata il 2/8/2017
Il "GRADE working group" (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation) è un gruppo di lavoro nato nel 2000 con l'intento di favorire un approccio comune, sensibile e trasparente alla valutazione della qualità delle prove e della forza delle raccomandazioni nello sviluppo delle linee guida in ambito sanitario.
Il metodo GRADE che ne è derivato è adottato da numerose organizzazioni che si occupano di sviluppare o valutare linee guida come la Cochrane collaboration o la WHO mentre in Italia è appena stato costituito un centro GRADE presso il Dipartimento di Epidemiologia della regione Lazio.
Al momento più di 100 organizzazioni e 19 paesi usano o sostengono questo metodo che è a alla base di MAGIC (making GRADE the irresistible choice) un programma non-profit rivolto al settore sanitario che vuole migliorare la creazione, la diffusione e l'aggiornamento dinamico delle linee guida cliniche, sommari di evidenze e aiuti nelle decisioni. Fondamentale dovrebbe essere la collaborazione internazionale, l'uso delle tecnologie del web e la presentazione dei risultati in una forma grafica che ne faciliti la comprensione e l'uso.
Secondo il cosiddetto Wikiproject le informazioni utili (raccomandazioni, sommari di evidenze e aiuti nelle decisioni) sono create rapidamente e diffuse, in modo che non passi troppo tempo tra la creazione di una linea guida e la sua utilizzazione dai clinici. Le raccomandazioni sono pubblicate in forma sintetica sulle riviste mediche e diffuse nei punti di cura mediante strumenti innovativi per sostenere le decisioni (vedi qui).
In particolare la rivista BJM da settembre 2016 ha iniziato a pubblicare le BMJ-Rapid Recommendations. Finora sono tre le raccomandazioni brevi pubblicate: ognuna si presenta con una scheda iniziale riassuntiva del quadro clinico e della domanda a cui si cerca di dare una risposta, si passa poi ad un approfondimento con presentazione delle revisioni sistematiche, degli studi clinici condotti e dei pazienti coinvolti. Infine l'ultima scheda riassume i problemi pratici connessi alla procedura, tempi di recupero e follow up. È poi presente una parte ancora vuota che raccoglierà le nuove evidenze sull'argomento ed in conclusione si elencano i quesiti che dovranno essere studiati in successivi studi clinici.
A cura della Redazione scientifica.
Eritema e Vitamina D
Pubblicata il 2/8/2017
La vitamina D è nota come ormone importante nella omeostasi del calcio e metabolismo delle ossa. Normalmente viene prodotta nella pelle sotto l'azione della radiazione ultravioletta (UV) con un piccolo contributo derivante dall'alimentazione. Sono noti gli effetti della mancanza di vitamina D sulla salute e sempre più apprezzati sono gli effetti biologici su modulazione della risposta immunitaria, malattie infiammatorie, salute cardiovascolare e carcinogenesi. Ma poche sono le evidenze della sua capacità di combattere stati di infiammazione acuta in tessuti bersaglio e organi umani.
Uno studio clinico ha valutato l'ipotesi che una singola dose di vitamina D3 orale fosse in grado di attenuare rapidamente una ustione indotta per via sperimentale da radiazione solare simulata. Si tratta di uno studio pilota condotto tra il marzo 2013 e febbraio 2015 disegnato come uno studio randomizzato, doppio cieco, con placebo a cui hanno partecipato 25 adulti sani. I partecipanti erano divisi in modo da ricevere o placebo o una singola dose orale di vitamina D3 a 50000, 100000 o 200000 IU un'ora dopo esposizione ad una radiazione solare simulata. La radiazione UV era emessa da una lampada a Xenon da 1000 watt. All'inizio un braccio veniva esposto alla radiazione senza somministrazione di farmaco (fase di controllo), seguito due settimane dopo da esposizione a radiazione sul braccio controlaterale con somministrazione del farmaco (fase investigativa). In totale 20 partecipanti completavano entrambe le fasi dello studio. Veniva misurata la concentrazione della vitamina D3 e dei suoi metaboliti, come del calcio totale nel siero, durante la visita iniziale ed in seguito 24, 48, 72 ore e una settimana dopo aver ricevuto il farmaco.
Gli esiti primari includevano misure non invasive di eritema e spessore cutaneo 24, 48, 72 ore e una settimana dopo l'irradiazione così come espressione nei tessuti di TNF-alfa e iNOS 48 ore dopo irradiazione. La scottatura è una reazione infiammatoria indotta da una dose di radiazione UV ed è caratterizzata da arrossamento mediato da vasodilatazione dermica, ed edema, mediato da aumentata permeabilità vascolare e infiltrazione di cellule infiammatorie.
Nello studio la pelle appariva rossa e rigonfia circa 48 ore dopo l'irradiazione UV. Inoltre la pelle mostrava cambiamenti a livello istologico, segno di danno strutturale quando paragonata alla pelle non trattata. Si osservava comparsa di vescicolazione epidermica e edema che miglioravano in una maniera dipendente dalla dose di vitamina D3. L'espressione di TNF-alfa e iNOS era minore nei partecipanti che ricevevano la dose più alta di vit. D3 rispetto al placebo. Sempre a dosi più alte di vit. D3 c'era una tendenza a diminuire lo spessore cutaneo dopo irradiazione.
Andando a valutare il profilo di espressione genica in tutti i partecipanti venivano distinti due gruppi denominati cluster 1 e cluster 2. Al cluster 1 appartenevano soprattutto quelli che avevano ricevuto il placebo e al cluster 2 soprattutto quelli che avevano ricevuto dosi alte di vit. D3. Dopo il trattamento gli appartenenti al cluster 2 avevano livelli più alti di 25(OH)D3 anche dopo aver eliminato i placebo. Gli autori distinguevano quindi un gruppo di D3 responders ed un gruppo di D3 non responders. Rispetto ai responders, gli altri avevano sovra-espressi geni pro-infiammatori, mentre i responders presentavano un profilo differente con sovra-espressione di geni implicati nel riparo della barriera cutanea.
In conclusione, pur considerando la dimensione ridotta dello studio, si dimostra che una singola dose orale di vitamina D3 è in grado di ridurre rapidamente la risposta infiammatoria ai raggi UV, con prolungata riduzione dell'eritema, ridotta espressione di marcatori pro-infiammatori e aumentata espressione dei geni preposti al riparo della barriera cutanea. Studi più ampi potrebbero permettere di trasferire questi risultati preliminari, se confermati, nella pratica clinica quotidiana (1, 2).
A cura della Redazione scientifica.
#journalnews_12
Pubblicata il 2/8/2017
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A cura della Redazione scientifica.