Centro Studi GISED


Vai ai contenuti
Cambia lingua  IT EN

Dermatite atopica e alimentazione

Pelle, Cibo e Salute > Salute

Dermatite atopica e alimentazione


dermatite atopica e alimentazione
La dermatite atopica (AD) o eczema è una malattia infiammatoria cronica, accompagnata da forte prurito, molto diffusa tra i bambini. Sebbene la patogenesi della malattia non sia completamente nota, alla sua base sembrano esserci anomalie strutturali della pelle, agenti infettivi ed ambientali e disregolazione immunitaria.

La dermatite atopica sarebbe una manifestazione cutanea di un disturbo sistemico da cui avrebbero origine altre condizioni atopiche: è la cosiddetta "marcia atopica", lo sviluppo in sequenza di condizioni di allergia che porta poi ad asma e rinite allergica in moltissimi pazienti.

Il ruolo dell'alimentazione nella dermatite atopica risulta controverso. Pediatri e allergologi attribuiscono al cibo un ruolo fondamentale nell'insorgenza della malattia mentre i dermatologi nutrono qualche dubbio. Pazienti e loro familiari mostrano grande interesse verso modifiche nutrizionali come un metodo per prevenire e trattare dermatite atopica.


Un po' di storia

La dermatite atopica era già nota in tempi antichissimi, gli antichi Egizi intorno al 1500 AC riportavano nel famoso Papiro Ebers rimedi utili per combattere il prurito, uno dei sintomi della AD. All'epoca dei romani, il medico Celsus parla di una malattia detta "scabies" caratterizzata da indurimento della pelle con pustole, secche o umide mentre il poeta Svetonio descrive una malattia simile alla AD nell'imperatore Augusto. Così anche i Persiani ed il medico Avicenna descrissero condizioni e trattamenti per una malattia simile alla AD.

I termini "allergia" ed "atopia" furono introdotti ai primi del 1900 e nel 1933 la malattia venne per la prima volta definita "dermatite atopica" da Wize e Sulzberger. Approfondendo la componente allergica si scoprì che molti pazienti presentavano ipersensibilità ad allergeni e che restrizioni alimentari relativamente ad allergeni dalla dieta e ambiente miglioravano la loro condizione. Uno degli alimenti "sotto accusa" fin dall'inizio è stato il latte per i neonati per il quale sono state proposte modifiche o sostituzioni (vedi qui).


Gli alimenti studiati

Prebiotici, probiotici e simbiotici-vitamina D-vitamina E-integratori alimentari-olio di oenothera e borraggine-esclusione di alcuni cibi-dieta materna e allattamento al seno, formule idrolizzate-ritardata introduzione di cibi solidi-uso di medicinali a base di erbe cinesi

Nel caso della dermatite atopica gli interventi nutrizionali possono cominciare prima della nascita allo scopo di migliorare la composizione dei batteri intestinali e contrastare la sensibilizzazione alimentare nel tratto gastrointestinale e la patogenesi della AD. Sostanze come prebiotici, probiotici e simbiotici modificano la flora intestinale riducendo l'infiammazione intestinale.


Prebiotici, probiotici e simbiotici

I prebiotici sono componenti del cibo non digeribili quali oligosaccaridi (es. inulina e oligofruttosio) mentre i probiotici sono microrganismi viventi, che possono migliorare la composizione della microflora intestinale con potenzialità terapeutiche in AD.
Una revisione Cochrane del 2013 mostrava una significativa riduzione del rischio per AD dopo integrazione con
prebiotici nei lattanti.
Risultati contrastanti si avevano invece per i
probiotici. Una revisione di 12 trial clinici randomizzati con 781 bambini non trovava differenze significative dopo l'uso di probiotici. Mentre una seconda revisione di 6 studi con 2080 neonati mostrava un significativa riduzione di AD dopo uso di probiotici in neonati ad alto rischio. Successive metanalisi confermavano una significativa riduzione del rischio di AD in bambini da 2 a 7 anni dopo somministrazione di probiotici prima della nascita. Vari studi hanno descritto interventi nutrizionali fatti usando probiotici (Lactobacillus rhamnosus, Bifidobacterium lactis, Bifidobacterium breve o Lactobacillus fermentum), interventi che avrebbero avuto un esito positivo sul trattamento o la prevenzione della dermatite atopica. In particolare sembrerebbe che un uso precoce di probiotici orali durante la gravidanza e i primi mesi di vita riduca il rischio di eczema. Ma in generale il loro ruolo non è ben definito (vedi qui).

Recentemente miscele di prebiotici e probiotici, i cosiddetti simbiotici, sono stati usati per la prevenzione e il trattamento di AD. Una revisione ha analizzato i risultati di studi di prevenzione e trattamento che utilizzano simbiotici, in totale sono stati considerati 6 studi di trattamento e 2 studi di prevenzione: secondo gli autori c'è evidenza per sostenere l'uso dei simbiotici per il trattamento di AD, in particolare simbiotici con ceppi misti di batteri e per bambini di un anno di età o più grandi, mentre per la prevenzione sono necessari altri studi (vedi anche qui).


Vitamina D-Vitamina E-Integratori alimentari-Olio di oenothera e Borraggine

Sviluppo e recidive di dermatite atopica sono state spesso attribuite a macro e micronutrienti alimentari.

Studi del passato hanno evidenziato che i pazienti con AD hanno bassi livelli di acidi grassi essenziali e possono migliorare dopo trattamento con gli stessi. Studi successivi hanno mostrato che l'uso orale di olio di oenothera (evening primrose oil) determinava miglioramenti.

Altri studi suggeriscono che integrazione precoce con
acidi grassi essenziali (GLA,acido gamma-linolenico) in bambini di famiglie ad alto rischio potrebbe mitigare la dermatite atopica negli anni successivi. Una analisi simile condotta con olio di borragine sembrava invece non avere effetti clinici importanti ma poteva, secondo gli autori, aiutare in casi meno gravi.

Miglioramenti sono stati osservati in vari studi che usavano differenti acidi grassi come integratori anche se non sempre i risultati erano duraturi.

L'uso di
integratori alimentari come trattamenti per AD è stato analizzato in una revisione Cochrane del 2012. Undici studi clinici con 596 partecipanti in cui erano stati utilizzati integratori quali olio di pesce, zinco solfato, selenio, vitamina D, vitamina E, olio di semi di olivello spinoso, olio di semi di canapa, olio di girasole e acido docosaesanoico. Secondo la revisione non ci sono convincenti evidenze che l'aggiunta di integratori dietetici apporti benefici ai pazienti con eczema, mentre alte dosi di vitamina D possono essere dannose da un punto di vista medico.

Dati epidemiologici mostrano correlazione tra mancanza di vitamina D, latitudine e prevalenza di AD. In generale bassi livelli di assunzione di vit. D erano visti in pazienti con AD moderata o grave, se confrontati con la popolazione generale.

In particolare vari studi hanno valutato l'impatto della
vitamina D su pazienti con AD osservando miglioramenti dello SCORAD con una integrazione giornaliera di 1600 IU di vit.D per due mesi. Così miglioramenti dello SCORAD erano visti in uno studio cross-sectional con integrazione giornaliera di 2000 IU di vit. D per tre mesi. Mentre in uno studio clinico RCT l'integrazione di 400 IU di vit. D per due mesi non influenzava l'EASI (Eczema Area and Severity Index) (vedi qui e qui).

La
vitamina E è un potente antiossidante. In uno studio clinico controllato, contro placebo, che valutava l'effetto di aggiunta di 400IU di vitamina E per 8 mesi, dopo autovalutazione dei pazienti, si osservava miglioramento in eritema del viso, lichenificazione, prurito e area del corpo libera da lesioni, nei pazienti che assumevano vitamina E rispetto al placebo.

Un altro studio mostrava miglioramento in lichenificazione e secchezza con aggiunta di 600IU di vitamina E per 60 giorni, rispetto al placebo anche se lo SCORAD complessivo non era differente tra i due gruppi di pazienti. Lo studio inoltre valutava anche una terapia combinata vitamina D più E e trovava un significativo miglioramento.

Un recente studio clinico mostra miglioramento in quasi tutti i sintomi considerati (eccetto l'insonnia) nel gruppo che riceveva vitamina E (400IU/giorno) per 4 mesi rispetto al gruppo placebo. Gli autori concludono che la vitamina E può migliorare i sintomi e la qualità della vita nei casi di AD da lieve a moderata.


Esclusione di alcuni cibi

In alcuni casi dermatite atopica e allergie da cibi coesistono, anche se solo una piccola frazione dei casi di eczema sono innescati da allergie alimentari: in questi casi gli alimenti allergenici devono invece essere eliminati dalle diete.

Una revisione Cochrane del 2008 valutava
esclusione dietetiche per il trattamento di AD, dati da 9 studi clinici erano considerati: sei studi su esclusione di uova e latte, uno studio su una dieta con pochi cibi e due studi di dieta elementare. Non erano osservati significativi benefici dall'eliminazione di alcuni alimenti, probabilmente perchè nei pazienti non erano presenti allergie nei confronti dei cibi eliminati.

Secondo le linee guida di due società mediche in presenza di provata allergia nei confronti di specifici alimenti in pazienti con AD, le diete di eliminazione sono appropriate e possono migliorare la gravità dei sintomi. In assenza di allergie agli alimenti invece le diete di eliminazione non dovrebbero essere prescritte in casi di AD: eliminare alcuni alimenti potrebbe causare deficienze nutrizionali e difetti di crescita.


Dieta materna e allattamento al seno

In merito all'influenza della dieta materna durante la gravidanza e l'allattamento, madri con una storia familiare o un altro figlio con AD potrebbero modificare la propria dieta in modo da prevenire l'insorgere di AD nei neonati. Bisogna considerare che vari studi hanno valutato l'effetto dell'eliminazione di cibi altamente allergenici (uova, latte vaccino, e arachidi) nella dieta materna prima e dopo il parto ma i risultati sono stati contrastanti.

Una revisione Cochrane del 2012 non trovava un effetto protettivo di una dieta materna priva di alimenti in grado in scatenare allergie durante la gravidanza, l'allattamento o entrambi per la prevenzione di AD in neonati fino a 18 mesi di età.

Invece varie evidenze esistono per un effetto protettivo dell'
allattamento esclusivo al seno per 4 mesi in neonati ad alto rischio rispetto all'uso di latti artificiali a base di latte vaccino mentre nessun effetto protettivo era osservato per neonati nella popolazione generale. Altri studi hanno mostrato un effetto negativo dell'allattamento al seno con un aumento di incidenza di AD all'età di 3.5 anni in bambini allattati al seno rispetto a quelli mai allattati. Ma è probabile che questo dato sia dovuto proprio al fatto che i bambini con AD sono allattati più degli altri e per un periodo più lungo: un effetto derivante dal tipo di studio effettuato, osservazionale invece che randomizzato.

L'aggiunta di
acidi grassi essenziali, vitamine e probiotici alla dieta durante la gravidanza è stata studiata, in particolare uno studio controllato valutava l'effetto di consumo di pesce con alto contenuto di omega-3 PUFA in donne dalla settimana 20 di gravidanza fino al parto non trovando significative differenze con il gruppo di controllo sei mesi dopo la nascita. Mentre altri studi hanno avuto risultati diversi: un alto rapporto omega-6/omega-3 PUFA era associato a diminuito rischio di AD nei neonati. Per l'aggiunta di vitamine al momento non sembrano esserci correlazioni tra il consumo materno di acido folico, vitamine B2, B6 e B12 durante la gravidanza ed il rischio di AD nei neonati.

Potenziali benefici potrebbero derivare dall'uso di probiotici, una metanalisi di 10 studi clinici doppio cieco, mostrava una significativa riduzione del rischio con l'uso di probiotici prima e dopo la nascita da parte delle mamme di neonati con AD, soprattutto se veniva considerato l'uso prima della nascita (vedi qui).


Formule idrolizzate-ritardata introduzione di cibi solidi

L'uso di formule idrolizzate invece di CMF (formula a base di latte vaccino) è stato studiato in neonati non allattati al seno, partendo dall'ipotesi che allergia a CMF potesse essere alla base di manifestazioni allergiche tra cui AD. Le formule idrolizzate consistono di proteine del latte più piccole considerate meno allergeniche rispetto alle proteine intere del latte vaccino.

Le linee guida pediatriche adottate in Europa, Stati Uniti, Australasia raccomandano l'uso di formule idrolizzate nei primi 4-6 mesi di vita per la prevenzione di malattie allergiche nei neonati. Anche la FDA e una Cochrane review sostengono questo punto di vista.

Eppure recenti revisioni sistematiche e metanalisi commissionate dalla UK Food Standards Agency hanno evidenziato mancanza di evidenze tali da sostenere le attuali linee guida: l'uso delle formule idrolizzate non servirebbe ad evitare disordini allergici.

Anche studi su formule a base di soia non hanno dato risultati tali da raccomandare il loro uso bei neonati.
Per quanto riguarda invece il momento migliore per introdurre
cibi solidi o cibi potenzialmente allergenici nella dieta dei neonati i dati non sono molti e sono contrastanti.

Uno studio del 1989 suggeriva associazione tra atopia e cibi solidi prima dei 6 mesi, e tra atopia e cibi correlati ad allergia quali latte, uova e pesce prima dei due anni di età. Si osservava una diminuzione nelle manifestazioni allergiche a 12 mesi nel gruppo che evitata cibi solidi e allergenici rispetto al gruppo di controllo.

Vari studi hanno trovato una associazione positiva, dose dipendente, tra introduzione di cibi solidi prima di 3 e 4 mesi e AD anche se non sempre questa associazione si è mantenuta negli anni successivi. Invece non sembrano esserci molte evidenze per evitare cibi solidi dopo i sei mesi di età, anzi uno studio di coorte prospettico mosrava un rischio aumentato di AD in caso di ritardata introduzione di cibi allergenici come le uova. L'ipotesi fatta è che esisterebbe una " finestra critica" tra 4 e 6 mesi in cui ci dovrebbe essere esposizione ad antigeni alimentari per sviluppare tolleranza. La mancata assunzione di cibi allergenici potrebbe determinare sensibilizzazione e aumentato rischio di allergia e AD.

L'AAP (American Association of Pediatrics) al momento raccomanda di introdurre cibi solidi tra i 4 e i 6 mesi di età ed il latte vaccino dopo i 12 mesi (vedi qui).

Uno studio caso-controllo condotto dal Centro Studi GISED in collaborazione con l'HYGIENE Study Group ha analizzato il rapporto tra svezzamento precoce e insorgenza di AD. I risultati, recentemente pubblicati, consentono di affermare che il precoce svezzamento (introduzione di cibi solidi all'età di 4-5 mesi) è inversamente correlato al rischio di AD, così l'allattamento parziale (cioè integrato con latti artificiali), mentre l'allattamento esclusivo prolungato non avrebbe efficacia preventiva per AD.


Uso di medicinali a base di erbe cinesi

Aumenta il numero di persone che fanno uso di preparazioni a base di erbe cinesi sulla base della convinzione che siano prodotti sicuri ed efficaci. Tali "farmaci" possono contenere oltre ad estratti di varie piante anche sostanze animali e minerali, preparati secondo le indicazioni della cosiddetta Medicina Cinese. Una revisione Cochrane del 2013 che includeva 28 studi clinici randomizzati è giunta alla conclusione che non vi sono evidenze che "tali prodotti presi per via orale o applicati sulla pelle siano di beneficio per bambini o adulti con eczema". Non sarebbero quindi da raccomandare a pazienti con AD, almeno finchè studi ben disegnati non siano condotti. Cosa difficile dato che spesso queste preparazioni richiedono formule personalizzate per i singoli pazienti (vedi qui).




  • Informazioni su trial clinici in corso possono essere trovate sul sito https://clinicaltrials.gov/ utilizzando i termini di ricerca atopic dermatitis e diet. Al momento i trial in corso sono questi.
  • Riferimenti bibliografici aggiornati si possono trovare sul sito https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed usando i termini di ricerca atopic dermatitis e diet (vedi qui).





I nostri consigli


Allo stato delle conoscenze attuali è possibile fornire alcune indicazioni alimentari di massima sia per le donne durante la gravidanza che per i neonati:

  • Sembra utile l'uso di probiotici da parte delle mamme nel periodo prima della nascita
  • Allattare al seno, se possibile
  • Usare formule di latte artificiale con caseina idrolizzata o formule a base di siero di latte idrolizzato nei casi di allergia alle formule a base di latte vaccino
  • Introdurre cibi solidi tra i quattro e i sei mesi di età
  • Escludere possibili allergeni nel cibo solo in caso di allergie dimostrate
  • Usare integratori a base di olio di pesce, vitamine D e E, probiotici e prebiotici
  • Evitare uso di preparazioni a base di erbe cinesi o simili





© Centro Studi GISED  P.I. 02274270988 | Condizioni d'uso    Privacy    Credits

Torna ai contenuti | Torna al menu
Facebook Twitter LinkedIn Email